Isole Vanuatu – La strega della Foresta

Isole Vanuatu – La strega della Foresta

“LA STREGA DELLA FORESTA”
di Carlo Castagna
La Catia é una donna speciale. Ci conosciamo da una decina d’anni durante i quali abbiamo viaggiato frequentemente insieme.
Le voglio molto bene; un affetto sincero e disinteressato.
Intelligente, bella, sportiva, ottima professionista, simpatica, decisionista, sempre pronta ad aiutare e collaborare.
Grandissima viaggiatrice. È una di quelle persone che si trovano a proprio agio al Beaumont di Londra come su un tavolaccio in una guest house di Port Moresby; per lei cambia poco se si prende un Singapore Sling al Raffles o una birra calda lungo una polverosa pista africana, è sempre contenta.
Fortunatissima!
Quindi? Cosa le manca?
Beh….le manca il necessario per completarla, per renderla “rotonda” e cioè un adeguato cavaliere al suo fianco.
Fu una delle prime ad aderire in modo entusiastico all’ipotesi di un viaggio abbastanza alternativo alle isole Vanuatu, una prima. Un mese da passare in una zona molto remota, poche possibilità di reperire informazioni, senza programmi definiti e con un budget assolutamente approssimativo. Viaggio da duri senza paura.
Da subito l’organizzazione era parsa molto complessa.
La compagnia aerea locale, la Air Vanuatu, non ha un vero e proprio orario ad eccezione dei rari voli internazionali con Giappone e Australia. I piccoli aerei che mettono in comunicazione le numerose isole dell’arcipelago partono quando raggiungono un numero congruo di passeggeri.
Essendo la navigazione “a vista” è anche indispensabile che il tempo sia favorevole e non sia in previsione qualcuno di quei frequenti tifoni che caratterizzano il meteo di questa parte di mondo.
Il gruppo, fortunatamente, si completa in fretta. Siamo in 18, tutti molto motivati.
D’altra parte, il programma è molto interessante; a dispetto delle scarse informazioni, queste isole hanno molto da offrire ai visitatori: etnie, natura, vulcani, tradizioni.
Ogni isola ha le sue peculiarità e diversità rispetto alle altre. Melanesiani per eccellenza, i Vanuatesi sono famosi nel mondo per essere gli inventori del Bungee Jumping. Infatti, dalla notte dei tempi, per dimostrare di avere raggiunto l’età matura e per auspicare un buon raccolto di Yam, i ragazzi dell’isola di Pentecoste hanno pensato di buttarsi da una torre alta 35 metri con i piedi legati da una liana che è fissata alla sommità della torre stessa. Il periodo migliore per il Naghol, così si chiama questa cerimonia, sono i mesi di aprile e maggio quando le liane sono ricche di liquido e rimangono robuste ed elastiche per ammortizzare il corpo in caduta. Questa liana è misurata a spanne; vanno calcolati peso e altezza corporea, distanza del volo e indice di elasticità della liana stessa. Questi parametri sono fondamentali per riuscire ad ottenere la migliore performance.
Chi tuffandosi riuscirà a baciare la terra la renderà feconda e sarà meglio considerato all’interno del clan.
Come potrete immaginare, gli infortuni anche gravi sono all’ordine del giorno e ogni anno fratture e traumi di tutti i tipi sono frequentissimi. Per contenere il numero degli incidenti e non creare disabili, che sarebbero un peso grave per la loro comunità, ciascun tuffatore può ripetere il salto solo un limitato numero di volte.
Assistere al Naghol non è l’unica attrattiva di questo remotissimo arcipelago. Nell’isola di Ambrym, per esempio, per mantenere vive le tradizioni, si svolge il Back To My Roots Festival. Tre giorni di “ritorno alle origini” per gli abitanti dell’isola e il loro desiderio di condividerle con i turisti (pochi) che passano da quelle parti. Infatti, per tutti gli stranieri presenti a Vanuatu il BackToMyRoots è un avvenimento difficilmente perdibile.
Noi eravamo arrivati in zona con molto anticipo. Volevamo entrare nello spirito del festival da “amici” e non da turisti. L’unico modo per guadagnare questo status è essere accolti presso una famiglia, convivere con loro e farsi accettare. Il nostro anfitrione è nientepopòdimeno che lo stregone del villaggio di Craig Cove. Vivremo per quasi una settimana nel suo compound insieme alla sua numerosissima famiglia. All’interno della società melanesiana, soprattutto quella di Ambrym, la magia è importantissima e lo stregone (che svolge anche le funzioni di medico, sciamano e negromante) copre un ruolo fondamentale, addirittura più importante del Chief Paramount, il capo villaggio. Vivendo in simbiosi con gli elementi naturali queste popolazioni hanno imparato a leggerne i messaggi e a valorizzarne le caratteristiche non solo per procurarsi cibo o medicamenti, ma anche a sfruttarne le proprietà magiche.

property of VNM

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Il “nostro” mago si chiama Toussaint ed ha un curriculum di tutto rispetto. Arriva da un albero genealogico di grandi streghe e sciamani e il suo ruolo se lo è guadagnato sia per dinastia che per capacità. È robusto, i capelli crespi e brizzolati sparati verso l’alto in modo così scomposto che sarebbe impossibile farlo apposta. È molto brutto, ha profondissime occhiaie più scure della sua pelle già scurissima, ma quando sorride sembra l’immagine della bontà. Persona intelligente, è ben visto, quasi temuto, dalla sua comunità. Parla prevalentemente nel dialetto di Ambrym west, ma conosce anche l’idioma di Ambrym est e ha dimestichezza anche con francese ed inglese.
Come dicevo, ha un importante curriculum; sa curare la malaria alla perfezione e i dolori al ventre per lui non hanno segreti. Ha persino favorito con alcuni riti il matrimonio fra l’attuale Chief Paramount e una ragazza di Malekula che ha portato sangue nuovo nella loro dinastia. Insomma…sa il fatto suo. Essere ospiti di Toussaint è un grande privilegio.
Ad Ambrym, oltre ai festival e alla magia c’è la possibilità di salire sul vulcano Marum, uno dei quattro vulcani attivi con lago di lava interno che si possono ammirare al mondo.
Abbiamo tempo per effettuare il trekking fino alla sua vetta e cominciamo ad organizzare la spedizione.
La partenza per il vulcano avviene la mattina da Craig Cove. Ci servono delle tende, dovremo dormire sulla colata di lava raffreddata quindi andiamo a cercare il necessario in giro per tutto il piccolo villaggio. Troviamo una tenda lasciata da altri turisti e tre teloni, il resto lo improvviseremo sul posto. Portiamo acqua e viveri per tre giorni. Dovrebbero bastare.
Per raggiungere la cima servono 10 ore di marcia spedita su e giù per le colline, giungla fittissima, serve il machete. Poi, come dessert, una salita di 400 metri di dislivello su cenere vulcanica. Due passi avanti e uno si scivola indietro. Però, raggiunta la cima, lo spettacolo è entusiasmante! La vetta è spazzata dalle nuvole basse che insieme al fumo del vulcano creano un’atmosfera stranissima, magica; magica come questa isola.
Arriviamo proprio sul bordo del cratere a vedere, giù in basso, il ribollire della lava. È uno spettacolo ipnotico, come guardare il fuoco del caminetto, anzi, di più!
La nostra guida ci risveglia dall’ipnosi spiegando che è ora di tornare al campo altrimenti il buio ci avrebbe colto lungo la strada. Infatti arriviamo alla radura appena prima del calar del sole. Creare dei ripari per la notte si rivela più complicato del previsto. Le tende che avevamo recuperate a Craig Cove potevano ospitare solo 6 persone mentre noi eravamo 12 più altrettanti portatori e guide. Mentre qualcuno comincia a tagliare rami e frasche per ripararci dal vento e dagli insetti notturni, gli altri (qualche portatore) si appresta a procurare la cena. Si avvicinano alla boscaglia facendo un gran baccano e costringendo la colonia di volpi volanti a prendere il volo. Mulinando l’aria con dei lunghi bastoni riescono ad abbattere un buon numero di pipistrelloni che saranno il piatto principale della LORO cena. A Vanuatu sembrano essere tutti molto ghiotti di questi inquietanti ma simpaticissimi animaletti. Gli pteropus sono molto comuni in tutto il sud pacifico e, nutrendosi di frutta, nonostante i loro minacciosi denti canini, sono assolutamente innocui. Gli unici nemici che hanno sono, appunto, i golosissimi vanuatesi.
Essendo grandi e volando molto lentamente ed a bassa quota sono obiettivi piuttosto facili da catturare. Infatti, in pochi minuti le nostre guide tornano al campo soddisfatti con la LORO cena assicurata. Noi preferiamo cucinare una banale pasta con un sugo di melanzane che, cotto sul fuoco di legna, sembra ancora più buono.
La notte nei nostri giacigli di fortuna passa tranquilla ed il sonno viene favorito dal sommesso e continuo brontolio del vulcano e dalla fioca luce rossa prodotta dalla rifrazione della lava contro le nuvole a pecorelle.
In mattinata facciamo rientro a Craig Cove dove fervono i preparativi per il Back To My Roots Festival.
Durante la nostra assenza sono arrivate alcune barche di turisti internazionali. Saranno una decina. Facciamo conoscenza con gli altri stranieri; sono Australiani, Americani e ci sono anche quei due poveri fidanzati tedeschi che purtroppo, alcuni giorni dopo la nostra partenza, verranno rapiti, uccisi e mangiati dalla loro guida (http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2011/10/17/AO7CtYEB-cannibali_tedesco_divorato.shtml).
C’è fermento al villaggio. Tutti hanno qualcosa da fare. Preparare i costumi, costruire le complesse maschere Rom e Namangi, cucinare tonnellate di lap-lap e preparare litri di kawa. Aiutiamo anche noi. L’atmosfera è di euforia positiva, tutti sono contenti; ci sentiamo e ci fanno sentire ormai parte della comunità.
Prepariamo la cena tutti insieme creando una sorta di fusion italovanuatese che, a dire il vero, non da risultati entusiasmanti. L’unica similitudine fra le due cucine è la frittatona cucinata con le uova di fregata che sono grandi circa come quattro uova di gallina. La carne è cucinata nel tradizionale modo del sud pacifico. I pezzettoni di carne vengono posti in una buca foderata di foglie di palma e poi ricoperte da altre foglie. Sopra le foglie vengono poste pietre roventi fino a fare una piccola montagnetta. Dopo alcune ore le pietre ormai raffreddate vengono tolte e…lo stufato è pronto.
Fra una frittata e una tazza di kawa facciamo amicizia con i nostri anfitrioni. In particolare entro in confidenza con Toussaint, lo stregone padrone di casa. Mi racconta tutto di lui e di come ha scoperto il suo talento nel curare i mali e nel divinare leggendo le foglie e le ossa. La cultura melanesiana non è scritta ma tramandata oralmente e, da tradizione, tutti i melanesiani sanno parlare tanto e bene.
Di fronte a noi è seduta la Catia che si sta facendo pettinare da Antoinette con cui ha stretto amicizia.
In un flash mi viene spontanea una domanda da porre a Toussaint: “Non sarebbe possibile fare una magia per far sí che la Catia possa trovare un fidanzato adeguato?”.
Toussaint pensa in silenzio per qualche secondo osservando la ragazza con grande attenzione. È notte e l’illuminazione è “stellare”; Catia non si accorge di essere al centro delle nostre attenzioni.
La sentenza determinata dall’osservazione della suddetta fu: “Non sono in grado. Per me è troppo difficile, il mio potere non arriva a tanto”.
Caspita!, penso. Non credevo fosse così complicato….
“Però”, continua Toussaint, “mia sorella può aiutarci. È la strega della foresta, vive sola nella giungla ed ha grandi poteri, molto più forti miei. Siamo anche fortunati! Stanotte la luna è piena e le magie avranno risultati ancora migliori. Andrò subito da lei e per 500 Vatu(5€) certamente farà l’incantesimo.” Approvo con entusiasmo! Gli dò il denaro e mi offro di accompagnarlo nella giungla. Lui prende le banconote ma non mi consente di seguirlo dopodiché scompare fra le piante di garcinia.
È il grande giorno!! Comincia il festival. Tutto è pronto. I bambini ci accompagnano attraverso una magnifica palmeraia fino a raggiungere la radura dove si terranno le danze tradizionali. Hanno costruito con dei grossi rami una sorta di tribuna per accomodare la cinquantina di turisti stranieri presenti (e paganti) sull’isola. Di fronte alla tribuna, al limite della radura, sono posizionati decine di totem dalle espressioni truci. I tamburi battono forte il ritmo ossessivo che seguono i danzatori. Arrivano a ondate: prima i bambini, poi gli uomini, a seguire le donne ed infine tutti insieme.
Intervallo di un’ora.
Fra le palme vedo apparire Toussaint in tutta la sua fascinosa e magnetica bruttezza. Le occhiaie sono quanto mai scure ed è anche particolarmente spettinato; una volta in più mi interrogo su come riesca a “spettinarsi” in quel modo, non so come faccia!
Non viene da noi; rimane fra le palme e mi chiama in disparte con l’atteggiamento di qualcuno che vuole nascondersi. Lo raggiungo e insieme andiamo in una capanna poco distante dove incontriamo anche il suo discepolo apprendista che rimane ad ascoltare. Dice che ha passato tutta la notte con sua sorella a fare riti per favorire il sortilegio. Hanno preparato un amuleto dal potere assoluto, definitivo e infallibile…però…servono altri 500 Vatu. Gli espongo le mie rimostranze per l’aumento dei costi ma lui, consapevole del valore del suo talismano, resta intransigentemente sul pezzo senza diminuirne il costo. Pago rassegnato ma confidente.
Lui estrae dal suo astuccio penico un rotolino di foglie.
Lo apre e mi mostra con orgoglio il contenuto: tre germogli di felce.
Mi fornisce anche le istruzioni sull’uso. Una volta che la donna ha individuato una “preda” mangerà il primo germoglio; in seguito dovrà avere l’abilità di far masticare il secondo germoglio all’uomo. Il terzo germoglio andrà messo fra le labbra della donna e quindi sputato fra i piedi dell’interessato. Poi, insieme, dovranno pestare la fogliolina dopodiché la frittata è fatta!! L’incantesimo sarà compiuto e lui si innamorerà follemente e non lascerà mai più la nuova e fortunata fidanzata.
L’intervallo è finito e faccio ritorno dagli altri che, non vedendomi, già si stavano chiedendo che fine avessi fatto. Per dissimulare, fingo di avere avuto un attacco di mal di pancia ed il palinsesto del festival continua con il sand drawing, una tecnica di disegno sulla sabbia che consiste nel tracciare complicate trame senza mai staccare il dito da terra. Veniamo coinvolti in questa attività con risultati raccapriccianti e la prima giornata di festival giunge al termine.
Tornati al nostro compound svelo il motivo della mia momentanea sparizione ed estraggo con orgoglio l’amuleto dalle tasche. Descrivo puntigliosamente tutti i dettagli che Toussaint mi aveva raccontato. Ometto solo di raccontare che il rotolino di foglie era stato trasportato all’interno di un astuccio penico…
La Catia ha una reazione interlocutoria. Sembra apprezzare ma quando sente che, una volta compiuto l’incantesimo, non si toglierà più di torno il suo innamorato si dimostra molto perplessa sulla possibilità di fare uso di quella magia.
Gli altri giorni di festival ad Ambrym passano piacevolmente fra danze Rom e sacrifici di maiali. Poi, come sempre, arriva purtroppo il momento dei saluti.
Lasceremo un pezzo dei nostri cuori fra quelle palme.
Cinque anni dopo:
Ho visto la Catia poche settimane fa.
Il talismano è ancora in attesa di essere utilizzato.
Il motivo, dice, sarebbe che non è ancora stato individuato il personaggio per cui varrebbe la pena sfruttarne le grandi potenzialità. Resto fortemente convinto che i 10€ siano stati un ottimo investimento. In fin dei conti sono passati solo cinque anni e tutti noi che le vogliamo bene rimaniamo fiduciosi che prima o poi possa sputare il germoglio di felce e possa così trovarsi immediatamente azzeccata ad un’anima adorante che non la lasci PER TUTTA LA VITA!!


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